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Del declino dell’arte e della sua rinascita.
essay [ ]
- articolo sulla decadenza delle arti -

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by [jacquelinemiu ]

2007-05-09  | [This text should be read in italiano]    | 





Del declino dell’arte e della sua rinascita.


L'arte ha subito un vero declino, negli ultimi quaranta anni.
La sua resa forse dovuta al troppo sviluppo tecnologico, ha individualizzato un regresso nella lettura e sopratutto nell'apprezzamento del libro. Insomma passiamo moltissime ore a scoprire il mondo del computer, come i bambini che cercano di capire un nuovo giochino. Abbiamo smaterializzato e resa impotente la necessità di umanizzare le arti. Il componimento artistico richiede il pubblico, come un fiore pretende qualcuno che n’assapori il profumo. La letteratura è decadente, impersonale, vuota ma soprattutto poco incoraggiata. Quello che si critica è quello che il mercato offre. Non a caso il genere artistico cerca nuove idee, come se ci fosse necessità di re-inventare i sentimenti, i tormenti, il dolore, l’amore. E’ come il proverbio del cane che si mangia la coda. La tecnologia influenza le arti, le quali devono produrre nuovi linguaggi. Eppure i sentimenti sono quelli che gli esseri umani esprimono da millenni, con linguaggi antichi o moderni.
Gli autori veri, esistono, indipendentemente se cercati in un mondo virtuale o reale. Ragazzi, professionisti, autodidatti, sono pietre grezze che fluiscono senza sbandierare i propri pensieri, aspettando nella miniera dei club per autori di essere individuati. Abbiamo bisogno di loro per scrivere la storia.
La mia critica è rivolta all’intera società che non vede il proprio degrado. Una collettività limitata a perseguire obiettivi economici più sicuri. Più interessanti dei dettami umani disciplinati dalla cultura. La metrica sociale oggigiorno è informe e scardinata dalla mutevole politica dirigenziale. In fondo chi ci comanda impone le mode e noi come allora, ricordiamo le gabbie del comunismo da cui si fuggiva per fare libera parola. Oggi la cosa è peggiorata, non solo scappare non porta un risultato, ma restare significa cadere nella trappola di abbandonare l’arte, per trovarsi un lavoro con cui sfamare la famiglia. I tempi esaltano cambiamenti radicali a cui nostri cuori non sono abituati.
Il romanticismo va scomparendo e l’armonia è immobilizzata in una bara di pubblicità confusionaria. L’editore dovrebbe finalizzare la sua ricerca, mirando all’abilità e meno alla vendita, educando il pubblico e non inflazionandolo con sconcertanti clamorose apparizioni d’autori che fanno mode in base alle sceneggiature di possibili film.

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