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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2010-11-07 | [This text should be read in italiano] |
Quasi tutte le luci della città sono accese e dal bianco immacolato riflette un calore estetico che ammorbidisce istantaneo lo sguardo fugace, gli occhi notturni nascosti nel manto della notte come le perle nere che brillano nel solito guscio mirifico in un sorriso goffo e silenzioso. Anche la Luna fa il suo; con la stessa frenesia, con la medesima passione che ci accompagna durante il suo viaggio transitorio ed allo stesso tempo malinconico. E le stelle, quelle galassie lontane, quella traccia infinita di pura longevità che e la Via Lattea; non si sono mai perse, ritornando ogni sera al solito appuntamento, più brillanti e più luminose di prima. Non è cambiato niente. Il parco è vuoto e privo di vitalità , soltanto gli alberi con i rami carichi di bianco lucido che si scuotono al peso morbido della neve.
Le panchine sono tutte coperte e sembrano nate in questa stagione invernale che ha cambiato tutta questa decorazione in una nuova tonalità più chiara e più attraente che da un'aria splendente intorno. Fa freddo fuori. Fa un freddo cane ed i pochi vestiti che coprono quella fragile fanciulla non bastano nemmeno a metà dello scudo termico che ci serve in questi giorni gelidi che fanno tremare anche i più resistenti. Nevica; nevica in abbondanza ed i fiocchi di neve scivolano dolcemente come una consolazione alla guancia arrossata, come una carezza che si fa sentire fino alla profondità dei sensi. E' come abbracciare la madre natura a cuore aperto in un mondo in cui non ti resta niente da tutto quello che è stato perso, dove tutte le strade sono ancora sconosciute, dove non c'è nessuno ad aspettarti, dove nessuno ti può aspettare. E se le cose vanno così, qual'è il senso della vita? A cosa serve tutta questa demagogia? Se i nostri sogni vanno sempre persi al risveglio di ogni mattina come delle farfalle che cambiano ogni giorno il loro colore fino a quando ad un certo punto diventano invisibili e si perdono in un labirinto senza ritorno ed unica uscita; quella solitaria, quella che rimane. Passerano anni di sabbia nella clessidra del tempo, anni invernali (lontani dal Sole), anni d'attesa e disperazione, anni già dimenticati da quelli che ancora non li vedono; si vedra la solitudine come gira in città , come un fantasma, fredda e umida, invisibile come la brezza e la nebbia d'autunno, selvatica come una belva, persa da tempo, allontanata dal suo branco in una foresta ascendente filtrata dalle foglie e dai rami più alti in un'aria climatica instabile arricchita dall'ambiente.
Tutte le cose hanno un limite, un confine che non si può più superare, una bilancia a braccia uguali ma un equilibrio diverso, tante volte diverso dal reale...
Le luci sono tutte accese in città e la loro incandescenza è fenomenale. Soltanto una è ancora spenta; quella sotto il ponte, quella che ci fa avvicinare tutti noi...
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