Sono come quell’uragano scampato alla bocca dell'Inferno che
torna a gemere sul mondo con le pupille di vento arrabbiate,
liberando dalle gravide nubi il nero delle acque,
tormentate come i fantasmi dei miei pensieri.

Sono come una vecchia porta di ferro mangiata dalla ruggine,
nei fianchi,
ho le ossa bianche ai freddi cardini fuse,
senza giunture oleate da mani gentili,
senza carezze diurne agli spasmi dei ricordi.

Sono come quel tronco secco rigenerato dalle piogge,
ferito per la troppa esposizione al sole e
germoglio parole in stanze senza luce,
coi silenzi sulle carni legnose adorne.

Sono come la lunga ombra della luna,
lungo i viali baciati dai passi di sconosciuti e
perfeziono l'ascesa del fumo di qualche sigaretta,
disegnandole in cerchi e figure, i contorni.